Battute di carabinieri nella zona del delitto

 
La cronaca, che segue passo passo le indagini sul delitto della stazione di S. Bernardino di Briona, deve registrare un fenomeno curioso: ogni giorno che passa, anziché scemare, l'interesse e la esecrazione del pubblico per l'assassinio di Alfonso Carosso e Domenica Galbani, si acuiscono maggiormente, e probabilmente in ragione del ritardo col quale si fanno attendere i risultati delle indagini medesime che molti, a torto, ritenevano assai meno difficili di quanto in realtà si presentano. Ciò è in relazione a un altro strano fenomeno che si riscontra nell'ambiente stesso delle investigazioni, ove coloro che sembrano in grado di dare agli inquirenti utili indicazioni preferiscono incorrere in un'accusa di omertà anziché dare una prova di carattere e di coraggio morale e fisico. Frattanto da ieri è impegnata a fondo anche la polizia scientifica, che ha iniziato l'esame e i rilievi presso la piccola stazione, nei locali stessi che furono teatro dello spaventoso massacro. Sempre nella giornata di Ieri un reparto di carabinieri autocarrati ed elementi scelti della Squadra Mobile della Questura hanno operato vaste battute nella zona di S. Bernardino e dei paesi limitrofi, alla caccia di vagabondi, pregiudicati e Individui senza abituale professione o lavoro. Sono stati operati diversi fermi e alcuni indiziati sono stati sottoposti ad interrogatorio sul luogo stesso del delitto. Vogliamo intanto accennare, sia pure di sfuggita, a una conseguenza provocata dall'assassinio dell'infelice capostazione e della moglie. Il turbamento e l'emozione suscitati dall'eccidio nelle tranquille popolazioni della plaga sono stati cosi forti che ancor oggi, assai prima dell'imbrunire, non si vede più una persona nei campi o lungo le stradine di campagna. Abbiamo avuto ieri sera un colloquio con papà e mamma Galbani, gli infelici genitori della moglie del capostazione, nella loro cascina a qualche chilometro da San Bernardino. Si tratta di due vecchi dall'aspetto forte e asciutto. Lei di una gentilezza e di una bontà quasi timide, lui tutto fierezza e di una certa qual distinzione che ci ricorda vagamente la fisionomia e il carattere di un generale di vecchio stampo. Egli ci parla a lungo della povera figliola e del genero. Accennando tratto tratto al misfatto che ha troncato fulmineamente le loro vite, fa uno sforzo per trattenere le lacrime che sembra respingere chiudendo stretti gli occhi e riesce a mantenere con uguale sforzo, seppure con qualche tremito, il medesimo tono di voce. Infine l'angoscia che preme sul suo cuore e alla gola ha ragione della sua pur straordinaria forza morale. Ad un certo momento scatta in piedi e prorompe in uno sfogo accorato e con gli occhi sbarrati come se vedesse la figlia davanti a sé, grida: « Perchè, perchè me l'hanno assassinata? Potevano rubare tutto, portare via ogni cosa, ma non dovevano ucciderli! ». Dopo un momento di silenzio riusciamo a pronunciare qualche parola, qualche frase di conforto, troppo inadeguate per un dolore che nulla e nessuno può lenire, tranne la speranza e la fede - come egli stesso si esprime - in una giustizia divina.' !